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  • La Serie A è una palestra per la Juve. Milano e Roma non competono più

    La Serie A è una palestra per la Juve. Milano e Roma non competono più

    • Antonio Martines
    Una volta era indiscutibilmente il campionato più bello del mondo, poi si accontentò di essere solo il più difficile e infine divenne solo quello più tattico. Sono lontani i tempi in cui la nostra Serie A era il miglior palcoscenico calcistico a livello planetario, oggi nello stivale si disputa un torneo che può essere considerato come una sorta di gigantesca palestra per la Juventus, che da ormai oltre un lustro domina incontrastata. Molto probabilmente alla fine della stagione assisteremo al sesto scudetto della Vecchia Signora, un dominio assoluto che ha ridotto al silenzio anche gli avversari più irriducibili, una dittatura come quella della Juve in Serie A non si era mai vista, la Juve vince in Italia come il Celtic in Scozia.

    Quello che stupisce di più è soprattutto il crollo del livello medio del nostro calcio, un crollo graduale, totale e incontestabile che si è avuto dopo Calciopoli, che nei sogni di molti avrebbe dovuto essere una sorta di nuova era per il nostro calcio e invece alla fine si è rivelato essere qualcosa di molto simile a quello che fu Tangentopoli per la società italiana, ovvero una sorta di grande illusione... 

    Dopo la retrocessione della Juve in B tutti pensavano che finalmente si sarebbero aperti degli orizzonti di gloria per quei club come la Roma e il Napoli, storicamente sempre molto ambiziosi, ma che alla fine hanno sempre raccolto pochissimo, e invece ad approfittare di quegli anni fu soprattutto l'Inter che vinse tutto quello che poteva vincere salvo poi tornare dietro le quinte nel momento in cui riapparve la Juve.

    Oggi a oltre dieci anni da Calciopoli, la Juve resta sempre lassù e non solo è tornata alla vittoria, ma vince come mai hai vinto prima nella sua storia, perché alla resa dei conti, di avversari veri non ce n'è sono più. Colpa della Roma che non ha mai saputo compiere quel salto di qualità soprattutto a livello di mentalità, sia al livello dirigenziale che a livello ambientale, perdendosi sempre nel momento decisivo, come accadde ad esempio nel 2010 con uno scudetto buttato letteralmente al vento. Colpa del Napoli, vittima delle bizze inopportune e improvvise di un presidente lunatico, che quando meno te lo aspetti guasta gli umori e gli appetiti di un ambiente che di tutto avrebbe bisogno meno che di questo. Ma colpa soprattutto delle due milanesi che dal 2013 sono letteralmente scomparse dal radar dell'alta classifica.

    Da questo punto di vista Milano città dal 2014 in poi è sempre arrivata dietro Roma. Andando a guardare le annate nello specifico, troviamo questi numeri: 2013/14; Roma 141 - Milano 117, 2014/15; Roma 139 - Milano 107 , 2015/16; Roma 134 - Milano 124. E anche quest'anno la musica non è affatto cambiata visto che la classifica attuale recita Roma 139 – Milano 114. Insomma le gerarchie storiche del calcio italiano non sono più le stesse, perché Milano non è più una capitale del calcio, Roma non lo è mai diventata e Napoli vorrebbe esserlo ma non è ancora pronta.

    L'unica squadra che ha raccolto molto di più di quanto ci si aspettasse è la Lazio del vituperato Lotito, che in questi anni di vacche magre è riuscito a vincere 2 coppe Italia e una Supercoppa Italiana, il tutto con i conti a posto e una squadra di qualità costruita sui dei talenti scoperti in anticipo sulla concorrenza. Per quanto riguarda il resto del campionato una nota di merito va spesa sicuramente anche per il Torino, l'Atalanta e l'Udinese, tre club storici che attraverso una seria programmazione e la cura della linea verde sono riusciti a mantenere in alto il buon nome di quel che resta della classe media del nostro calcio.

    Per il resto infatti la sensazione è che si navighi a vista in attesa di tempi migliori, che però non potranno mai iniziare se non si comincia subito a lavorare sul presente. Tragico invece lo stato di salute delle piccole e delle neo promosse, che mai come in questa stagione hanno dimostrato tutta la loro inadeguatezza e secondo alcuni anche una certa qual "malafede" a livello di competitività, visto che si sono presentate ai nastri di partenza con delle squadre oggettivamente indegne della massima serie, un po' per incapacità gestionale, un po' per oggettiva tirchieria.

    Nel frattempo, in questo panorama sempre più simile ad una classe di alunni svogliati e indisciplinati, la Juve secchiona continua a collezionare voti altissimi e il suo vantaggio storico nei confronti della seconde (Inter e Milan con 18 titoli ciascuna) è arrivato all'apice di 14 titoli, con buone probabilità di salire a breve a un clamoroso +15, praticamente una stella e mezzo di distacco e addirittura quasi il totale degli scudetti delle milanesi se si considerano anche quelli revocati, e la società e tutti i tifosi bianconeri li considerano eccome a differenza della lega.

    Difficile quindi, immaginare nell'immediato un avversario degno di questo nome per i bianconeri, l'unico che fa veramente paura, ma solo sul medio lungo periodo si chiama Suning, ma è lecito supporre che prima che riesca a rimettere in sesto lo scatafascio Inter ne passerà di tempo.

    @Dragomironero

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