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  • Napolimania: Milik non può diventare un caso
Napolimania: Milik non può diventare un caso

Napolimania: Milik non può diventare un caso

  • Marco Giordano

Con il gol siglato ieri contro il NizzaDries Mertens ha preso parte a 29 gol in 25 gare ufficiali del Napoli disputate nel 2017, mettendo a referto 20 reti e 9 assist. Un rendimento che ci s'immagina difficilmente eguagliabile. Un dato che, però, alla luce, di quanto visto ieri contro il Nizza può essere addirittura migliorabile se Mertens perde un po' di leziosità, se sceglie di specchiarsi un po' meno nel gioco meraviglioso costruito attorno alle sue doti di bomber scoperte a 29 anni. Numeri mostruosi, consapevolezza di poter ancora migliorare. Aspetti che determinano una fiducia quasi cieca in quello che stai costruendo, quella fiducia necessaria per costruire le grandi imprese, una su tutte quella che porta allo scudetto.


Questa fiducia, però, ha anche un altro volto: quello della consapevolezza che diventa terribilmente difficile scardinare quest'impianto, per gli avversari, ma anche per chi deve provare dall'interno a ribaltare gerarchie e conquistarsi uno spazio importante. E questo volto triste inizia ad avere i contorni di quello di Arek Milik. Perché l'occasione sprecata del possibile 3-0 è solo la punta di un iceberg che si muove sotto la superficie dell'acqua e che pian piano inizia a diventare visibile.

Dopo l'infortunio al crociato e l'esplosione di Mertens, era lecito aspettarsi un ritorno graduale di Milik, ma con quelle caratteristiche che lo hanno connotato fin dal primo giorno in azzurro: cattiveria sotto porta, determinazione nell'esser un punto di riferimento, un catalizzatore del gioco. Perché inizialmente era andata così, le notti di Kiev in Champions, quelle casalinghe contro Milan e Bologna sono lì pronte a testimoniarlo. Milik non sentiva il peso dell'eredità di Gonzalo Higuain e questo per un motivo molto semplice: Higuain, a Napoli, non c'era più. C'era solo un triste e sfiduciato Manolo Gabbiadini al quale è stato piuttosto semplice soffiare il posto. Da quel maledetto 8 ottobre, da quel crac al ginocchio, però il percorso è stato diverso. Ora c'è una montagna da scalare: una montagna di appena 169 centimetri. Ma una montagna che è al centro del villaggio: l'iceberg di Milik, invece, racconta di un Napoli 'Mertens centrico': quando ieri Arek ha sostituito il belga, il Napoli non ha cercato di valorizzare le sue caratteristiche, ha continuato a giocare come se ci fosse Dries in campo. Milik non può e non deve fare il Mertens, né la società Napoli può permettersi di depauperare un investimento di 40 milioni. Tocca a Sarri, già forse a Verona, far si che il suo Napoli riesca in quella che è un'impresa oggi, di 'demertenizzarsi', di valorizzare fino in fondo un'altra grande arma. Perché questo Napoli non può permettersi uno screzio prevedibile tra Sarri e De Laurentiis se Milik gioca poco e segna ancor meno. Percheé questo Napoli ha bisogno del miglior Milik se vuol davvero esser competitivo su tutti i fronti. 


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