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  • Carpimania: è flop abbonamenti. Per colpa di chi?

    Carpimania: è flop abbonamenti. Per colpa di chi?

    • Gabriele Pasca
    Che il calcio italiano fosse appiattito alle “prime della classe” lo sapevamo tutti, se non sulle prestazioni quantomeno sul brand. Che fosse così agonizzante, però, se lo aspettavano credo in pochi. A far sgranare gli occhi ai cultori dello stadio sono stati i dati diffusi in questi giorni dalle società circa i numeri delle campagne abbonamenti: resistono solo Juve e Roma, rispettivamente con 28.000 e 22.000 sottoscrittori (Milan, Inter e Chievo, ad oggi, non hanno rivelato i propri numeri). La peggior prestazione l’ha fatta il Carpi con appena 2600 presenze fisse, poco più del dieci percento della capienza del "Braglia" di Modena, stadio che ospiterà i biancorossi durante la stagione prossima.

    D'altronde, cosa aspettarsi da una squadra di provincia il cui comune conta circa settantamila abitanti? A nulla son serviti marketing serrato e l’impegno della società a garantire prezzi più che popolari. Lo stadio gremito sarà solo un colpo d’occhio riservato alle partite di prima fascia, tutti gli altri incontri si giocheranno tra settori leggermente pezzati. Aria da dilettanti, insomma. Naturalmente, prima ancora delle casse del club, a rimetterci in tutto ciò sarà la squadra stessa, che non potrà contare sul sostegno corroborante della tifoseria.

    Certo, ai più non sembra pura casualità questa situazione bensì frutto di scelte precise che, col passar del tempo, hanno portato ad una polarizzazione sproporzionata delle tifoserie. Difficilmente si troverà un tifoso del Carpi, in giro per l’Italia, che non abbia quantomeno origini emiliane, se non proprio carpigiane. È più comodo avere tanta gente in un solo posto che avere poca gente sparsa per l’Italia. È più conveniente e più comodo. Lungi dal complottismo, è pura e semplice osservazione. Volendo fare un parallelismo potremmo parlare di treni: sempre più regionali cedono il posto all’alta velocità, alle Frecce, più comode e veloci, certo, ma anche più escludenti. Torino, Milano, Roma e Napoli sempre più unite e vincenti, insomma. Un po’ come nel calcio.

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